SI rende noto che alle ore… (Ledizioni)

Sul “Corriere del Veneto” una bellissima recensione del libro “Si rende noto che alle ore…” di A. Tramarin (Ledizioni)

Un estratto dell’articolo:
“Perchè un bravo medico, convinto che il suo sia «il più bel mestiere del mondo», un ricercatore autore di pubblicazioni scientifiche, un professionista che guarda negli occhi il paziente e agisce con coscienza, a cinquant’anni abbandona il camice per comprarsi un pezzo di terra a Gambellara e progettare di produrre vino? Questa è la storia di Andrea Tramarin, ex infettivologo al San Bortolo di Vicenza, che come «autocura» dalla disillusione acuta si è prescritto la stesura di una sorta di memoriale. In «Si rende noto che alle ore…» (Ledizioni Milano, 12 euro), formula usata nel modulo di dichiarazione di morte di un degente, Tramarin racconta uno spaccato della vita in corsia e del nuovo volto della sanità immediatamente riconoscibili e condivisibili da chiunque abbia varcato almeno una volta, da paziente, da accompagnatore o per lavoro, la soglia di un ospedale. Lo fa con un realismo crudo, diretto, senza svolazzi, privo però di polemiche e rivendicazioni sindacali perchè cullato dalla scelta narrativa di tradurre insoddisfazione, stanchezza, dolore, delusione in un romanzo che vede protagonista Stefano Tersilli. Il nipote di quel «prof. dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue» magistralmente interpretato nel 1968 da Alberto Sordi e pure lui finito senza camice. Ma col pigiama da malato, causa superlavoro…”leggi tutto

Dalla quarta di copertina:

Questo libro racconta una storia di medici, di ospedali, di vite che s’intrecciano nelle dinamiche delle piccole e delle grandi comunità. Una storia che, nel frontespizio, è meglio rechi bene in vista la famosa dicitura “Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistiti è puramente casuale”. Perché la capacità raffinata di Tramarin è proprio quella di raccontare un ospedale che esiste realmente, una realtà vera, popolata di figure che chiunque abbia bazzicato un ospedale ha incontrato quotidianamente nelle corsie (…).

Neppure ci sono personaggi a metà, bastano poche pennellate umane, mai caricaturali, per definire ciascuna figura: il direttore generale, il primario, gli aiuti, gli assistenti, il resto del mondo vivono di vita reale, come se il romanzo fosse un articolo di giornale, il racconto di una cronaca vera. Anche le colf, gli amori e gli infermieri sembra di averli incontrati ieri, salendo le scale del nostro condominio.

Chi, come me, ha vissuto in ospedale conosce i nomi dei protagonisti, stereotipi non stereotipati, figli dei tempi. Chi è estraneo al mondo sanitario è comunque introdotto nella dimensione globale dell’ospedale, senza nessun tentativo di dipingerla migliore o peggiore di quanto realmente essa sia.