Il manifesto, copertina e articolo: “uscire dal corpo (e dalla crisi) con gli sciamani” copertina e 3 pagine su Alias di sabato 19 aprile 2014, sul web qui.
Estratto:
“Dopo millenni di onorata carriera — iniziata nella cosiddetta notte dei tempi — gli sciamani — soprattutto in Occidente — sono stati emarginati, criminalizzati, bruciati sul rogo dall’Inquisizione e, in seguito dalla scienza, derisi e liquidati come impostori o superstizioni del passato. Ma, da qualche tempo, le cose stanno cambiando. In un mondo in profonda crisi ecologica, economica, politica e spirituale, si fa strada l’idea che un diverso approccio alla realtà, una diversa considerazione del rapporto tra gli esseri che abitano questo pianeta, sia non solo possibile, ma necessaria e urgente. E a questo buon proposito gli sciamani, e le culture di cui sono espressione, paiono non più relitti del passato, ma l’avanguardia di una rivoluzione…”
Estratto:
“In molte società tribali, quando qualcuno va dallo sciamano, lamentandosi di essere depresso, scoraggiato e avvilito, lui gli pone quattro domande: Da quant’è che non balli? Da quant’è che non canti? Da quant’è che le fiabe non ti incantano? Da quant’è che non trovi pace nel dolce territorio del silenzio?” Gabrielle Roth Che cos’hanno in comune le ricerche sul mito di Joseph Campbell, gli esperimenti performativi di Joseph Beuys, i saggi esoterici di Elémire Zolla e i rave techno? Apparentemente nulla. Eppure, una linea che unisce i puntini è stata tracciata da Matteo Guarnaccia nel suo nuovo libro Sciamani. Istruzioni per l’uso culturale, in uscita per Shake Edizioni…”